"Shoot! Shoot!". Dai consigli di Ronaldo all'avventura col Carpi: l'intervista a Erik Gerbi
Dopo aver raccolto solamente un punto nelle ultime tre giornate, il Carpi è tornato finalmente alla vittoria in Serie C. Lo ha fatto contro l'Arezzo, una delle formazioni più in forma del proprio girone, con un 2-1 che porta le firme di Puletto e Gerbi. Proprio l'attaccante classe 2000 è stato il protagonista dell'intervista di questa settimana, durante la quale abbiamo sia parlato della sua attuale avventura ma anche (e soprattutto) dei suoi trascorsi nei settori giovanili.
Buongiorno Erik e grazie per la disponibilità. Dopo un periodo negativo, siete tornati alla vittoria in campionato grazie anche a una tua rete. Com’è stato ritrovare i tre punti e, anche per te, ritornare al gol a distanza quasi di un mese?
"C'è stato un momento di difficoltà, come capita spesso durante l'arco del campionato. Ma abbiamo lavorato, con ancora più dedizione, per ritrovare questi tre punti. Anche perchè, nonostante sia passato soltanto qualche mese, iniziano già ad avere un certo peso e importanza. Qualunque partita rappresenta una battaglia, il nostro obiettivo minimo è la salvezza: ogni punto ottenuto è un piccolo mattoncino verso il traguardo. Sono molto contento di aver fatto gol e aiutato la squadra. Poi chiaro, aldilà del collettivo, l'attaccante vive per il gol: se non segna per alcune gare, il pensiero poi gli sovviene".
Siamo a novembre ma hai già eguagliato i gol della scorsa stagione con il Lumezzane. Come ti senti fisicamente e soprattutto: quali sono i tuoi obiettivi personali per questa stagione?
"Inizio a sentirmi sempre meglio, tra impegni ravvicinati e minutaggio che aumenta sto migliorando la condizione. La doppia cifra rappresenta il traguardo che vorrei raggiungere, considerato che non ci sono mai riuscito in carriera. Ci sono andato vicino a Sesto, ma purtroppo non è stato sufficiente. A livello di squadra invece, ribadisco che per me la salvezza deve rappresentare il risultato minimo".
Riavvolgiamo il nastro. Hai iniziato nel Torino, dove hai militato per 4 anni, passando poi alla Pro Vercelli che ti ha fatto diventare "grande". È il club a cui sei più affezionato?
"Parto con ordine. Quello del Torino è un settore giovanile importante, mi ha aiutato a crescere sia tecnicamente che tatticamente. Poi lì si era chiuso una sorta di capitolo e quindi ho deciso di andare a Vercelli insieme a delle persone che conoscevo molto bene. Mi sono sentito a casa, è la realtà che mi ha proprio svoltato durante la crescita. Ho fatto dall'Under 17 fino alla Prima Squadra, quindi un percorso lungo ed esaltante".
Con la Pro Vercelli arrivi ad esordire, non ancora maggiorenne, in Serie B contro il Cittadella. Ci racconti le emozioni di quel giorno?
"A Vercelli c'era un progetto tra settore giovanile e Prima Squadra dove noi ragazzi salivamo spesso ad allenarci. Oppure venivamo aggregati alle partite, sia per necessità che per meriti, visti gli ottimi campionati disputati in Primavera. Quando poi il nostro mister è salito in Prima Squadra per le ultime giornate di campionato, ci ha dato un ulteriore aiuto. L'emozione dell'ingresso in campo è stata fortissima: tra lo stadio e tutto quel pubblico fu meraviglioso".
Proprio nel 2018 sei finito sul nostro Almanacco. Conoscevi già la nostra realtà o l'hai scoperta in quell'occasione?
"Ho conosciuto La Giovane Italia proprio attraverso gli Almanacchi. Tra l'altro quel libro mi arrivò direttamente a casa, fui contento di leggere la mia scheda".
In quella scheda Massimo Varini, direttore sportivo della Pro Vercelli, aveva speso parole importanti sul tuo conto: “Prospetto interessante, può arrivare a giocare in Serie A senza troppi problemi”. Che rapporto avevi col direttore? Hai mai pensato di poter raggiungere quei livelli?
"Il direttore stravedeva per me, sentire quelle parole da un professionista come lui mi ha fatto solo che piacere. Mi hanno aiutato molto a crescere, mantenendo pur sempre i piedi ben piantati a terra e continuando a lavorare sodo. Insieme a lui c'era anche mister Grieco che credeva molto in me, pure lui si è rivelato fondamentale".
Nel "Chi ci ricorda", sezione presente in tutte le nostre schede, ti avevamo paragonato a Morata. Sei d'accordo? Ti ispiravi/ispiri a qualche altro attaccante?
"Quando ero ragazzino molti mi paragonavano a Toni, soprattutto mister Grieco. Ad oggi invece, mi rivedo molto di più in Morata: tanto lavoro per la squadra e tanta corsa al servizio dei compagni".
Andiamo avanti con la tua carriera. Nella stagione 2019/2020 ti trasferisci alla Juve, un bel passo in avanti...
"A Torino ho fatto i primi mesi insieme all'Under 23 poi verso dicembre, dato che non giocavo molto, sono andato in Primavera per aumentare il mio minutaggio. Con l'Under 23 ci allenavamo spesso con la Prima Squadra: lì ti confrontavi con una realtà e un livello totalmente diverso da dove arrivavi. Tecnicamente è proprio un altro mondo".
Hai avuto la possibilità di allenarti con grandi campioni come Cristiano Ronaldo, Mandzukic, Dybala: hai un aneddoto da raccontarci di quei momenti?
"Ricordo che una volta stavamo facendo il classico undici contro zero. Io ero molto timido e non calciavo quasi mai. Ronaldo si avvicina a me dicendo: 'Shoot! Shoot!'. Mi incitava a calciare. Soltanto allenandoti con gente di questo livello ci si rende conto di quanto migliori costantemente".
Dopo la Juventus, ti trasferisci alla Sampdoria che ti gira poi in prestito al Teramo. Nel 2021 spicca l'avventura in Romania, la tua prima e unica esperienza all'estero: ci racconti com’è nata questa scelta?
"Venivo da un anno a Teramo dove non avevo giocato molto. In Italia non c'erano state offerte, quindi ho optato per la Romania. Non è stata un'opzione obbligata, perchè avrei potuto aspettare gennaio per altre proposte. Devo dire che è stata un'esperienza che mi ha fatto crescere, quando ho firmato per il Poli avevo comunque 21 anni. Sono stato 'catapultato' in una realtà molto diversa dalla nostra, dai metodi di allenamento fino all'alimentazione".
Come hai trovato invece le strutture in Romania? Che differenze ci sono con l'Italia?
"Io giocavo in Serie B, che per livello potremmo paragonarla alla nostra Serie C: ci sono club attrezzati, altri meno. Il calcio ha un bel seguito in Romania, la gente veniva ad assistere con entusiasmo alle nostre partite. Punti in comune con l'Italia? Non ne ho trovati molti sinceramente, la più grossa differenza invece è l'alimentazione: qui viene curata tantissimo, all'estero un po' meno".
Considerata la tua esperienza, ne approfittiamo per affrontare un discorso che ci sta molto a cuore. Durante l'estate, abbiamo visto numerosi giovani abbandonare l'Italia per tentare l'esperienza all'estero. L'Italia è davvero un Paese vecchio, da cui fuggire perchè ci sono poche possibilità, o credi che questo sia diventato ormai un "luogo comune"?
"All'estero hanno sicuramente più coraggio nel lanciare i giovani. Allo stesso tempo però, credo che se un giovane meriti di giocare la possibilità gli venga concessa. Poi dipende molto dalle società, ci sono alcune che puntano fortemente sul settore giovanile e altre meno, perchè obbligate a vincere o per altre ragioni. Però ripeto: se un giovane è più forte di un 'veterano', la possibilità ce l'ha. Lo dimostra quello che sta facendo ora la Juve".
Dopo il Poli, sei tornato a giocare in Serie C con Pro Sesto, Lumezzane e attualmente col Carpi. Chiudiamo con un'ultima domanda, che in realtà è una personale previsione. A livello di risultati da raggiungere, tra 5 anni Erik Gerbi sarà contento se...?
"L'obiettivo è quello di migliorare sempre la propria posizione. Tra 5 anni mi auguro di aver fatto un ulteriore step nella mia carriera, riuscendo magari a giocare in categorie diverse. Logicamente con un percorso dietro dove ho dimostrato di poter viaggiare su quei livelli. L'obiettivo rimane sempre quello della Serie A, passando per qualche club di B dando però prova di poter fare la differenza. Supportato sempre da un progetto".
Ringraziamo nuovamente Erik per disponibilità e gentilezza. Un grande in bocca al lupo, a lui e a tutto il Carpi, per la gara contro il Pineto. Appuntamento a domani, ore 19:45. E ricordatevi: LGI porta bene!