LGI incontra...Jacopo Fazzini, Lorenzo Colombo e Sebastiano Esposito
Giovedì si è tenuto il primo di una serie di incontri che LGI ha programmato per le prossime settimane, volti a coinvolgere i giovani calciatori che hanno preso parte al progetto La Giovane Italia. L’evento è stato più di una semplice intervista: è stata una vera e propria chiacchierata tra il nostro direttore Paolo Ghisoni e i calciatori Jacopo Fazzini, Lorenzo Colombo e Sebastiano Esposito che sono, e continuano a essere, parte integrante del mondo LGI.
Jacopo Fazzini, padrone di casa, ha compiuto tutta la trafila nel settore giovanile dell’Empoli fino alla Primavera, diventando ora un pilastro del centrocampo azzurro. Lorenzo Colombo e Sebastiano Esposito, invece, sono volti nuovi per la squadra toscana, entrambi in prestito dai due club milanesi: Colombo arriva dal Milan, mentre Esposito dall’Inter.
La conversazione è iniziata con una riflessione sui primi passi che li hanno condotti verso una carriera nel calcio professionistico. Lorenzo Colombo è stato il primo a raccontare la sua esperienza: “La Bugarese è stata la mia prima squadra, quella del mio paese. Giocavo insieme a mio fratello, ed è lì che è iniziato tutto. Dopo solo un anno è arrivata la chiamata del Milan; quindi, posso dire che la Bugarese ha giocato un ruolo fondamentale nello sviluppo della mia carriera”.
Jacopo Fazzini ha proseguito condividendo i suoi inizi: “Ho iniziato a giocare per passione, con gli amici a scuola. Ho mosso i primi passi a Viareggio, poi mi sono spostato a Capezzano, un paese vicino a casa mia, dove ho giocato per sette anni. A 14 anni sono approdato all’Empoli e ho subito iniziato a giocare a livello professionistico con l’Under 15. All’inizio, come ogni ragazzino, pensavo solo a divertirmi e a migliorare. Non avrei mai immaginato di arrivare dove sono oggi”.
Infine, Sebastiano Esposito ha raccontato il suo percorso: “Ho cominciato a giocare nel Club Napoli Castellamare. Da lì ho avuto l’opportunità di fare un provino per il Brescia, e tutto è iniziato da quel momento. Poco dopo è arrivata la chiamata dell’Inter, segnando l’inizio della mia carriera nel calcio professionistico”.
Nel corso dell’incontro sono emersi vari aneddoti, tra cui uno significativo di Esposito riguardo la sua esperienza con l’Inter sotto la guida di Antonio Conte. Un periodo felice per il classe 2002, durante il quale ha avuto la possibilità di esordire con la prima squadra e segnare il suo primo gol, dovendo però rinunciare al Mondiale U17: “All’inizio mi aveva fatto male non poter giocare con la Nazionale U17, ma, col senno di poi, è stato un bene, perché ho fatto l’esordio in Champions, l’esordio in Serie A, e ho giocato diverse partite con l’Inter di Conte. Quindi, se da una parte ho perso quel Mondiale, dall’altra ho guadagnato qualcosa di altrettanto grande”. Esposito ha poi raccontato il suo primo gol in Serie A con la maglia nerazzurra: “Quando fu fischiato il rigore, io mi avvicinai banalmente al pallone, ma vidi anche Lukaku andare verso la palla, così mi fermai. Ci incrociammo e gli chiesi se potevo tirare perché era il mio sogno da bambino. Lo stadio aveva visto tutto e cominciò a urlare il mio nome. Allora Lukaku si girò e mi passò il pallone”.
Successivamente, si è passati a una domanda più specifica riguardo all’Empoli come società. Il direttore Paolo Ghisoni ha chiesto quale sia la ricetta segreta del successo di questo club nel valorizzare i giovani, portandoli a consacrarsi nelle squadre più blasonate. Il primo a rispondere è stato Fazzini, che conosce meglio di tutti l’ambiente empolese: “Non so se esista un vero e proprio segreto. Posso dire che fin da quando siamo ragazzini ci fanno crescere serenamente, lasciandoci giocare liberi da pressioni, e ci sono staff molto preparati. L’attenzione è più sulla crescita personale che sul risultato immediato, che poi arriva di conseguenza. Questa mentalità rimane dentro quando si arriva in prima squadra”.
Anche Colombo ed Esposito hanno condiviso le loro opinioni. Colombo ha detto: “All’Empoli si percepisce un ambiente familiare, dove ci si aiuta a vicenda e dove il successo del compagno di squadra è visto come un obiettivo comune. Questo clima favorevole è un grande aiuto per i giovani, perché permette di esprimere al meglio le proprie capacità”. Esposito ha aggiunto: “Qui ti danno la possibilità di sbagliare, cose che in altre piazze non sempre succede. Di solito, quando sbagli in Serie A, paghi subito le conseguenze. L’Empoli, invece, crede nei giovani e li supporta, una mentalità che difficilmente trovi altrove”.
In relazione a questa filosofia, Paolo Ghisoni ha chiesto anche un parere sul moderno centro sportivo dell’Empoli, il Monteboro, che permette a tutti, dai più piccoli a più grandi, di allenarsi nello stesso luogo, rafforzando i legami tra i giocatori. Una domanda indirizzata in particolare ai neoarrivati, che per la prima volta si confrontano con una struttura simile. Esposito ha risposto: “Un centro sportivo unico avvicina molto il settore giovanile alla prima squadra. Quando mi allenavo al Brescia, vedevo spesso i giocatori più grandi, e questo era un grande stimolo. All’Inter, invece, i centri sportivi erano separati. In Italia manca questa abitudine, che all’estero è più comune. Quando ero all’Anderlecht, ad esempio, tutti si allenavano nello stesso posto e allo stesso orario, ed era bello vedere questa interazione. Qui all’Empoli è molto simile: tutti siamo nello stesso centro sportivo, e spesso incontriamo e interagiamo con i ragazzi delle giovanili. È una cosa molto positiva”.
Colombo ha concluso: “Da quando sono qui, ho percepito un’organizzazione impeccabile. È evidente che l’Empoli tiene in grande considerazione lo sviluppo dei giovani, aiutandoli a crescere e a migliorare in un ambiente, come dicevo prima, familiare. Questo è estremamente stimolante per chiunque arrivi qui”.
Durante l’incontro si è parlato anche dei tratti caratteriali dei tre giocatori. Ghisoni ha evidenziato l’esuberanza di Esposito, la riflessività di Fazzini e la pacatezza di Colombo, chiedendo loro da chi avessero ereditato questi tratti. Infatti, il progetto de La Giovane Italia non si concentra solo sulle abilità calcistiche, ma anche sulla formazione del carattere promuovendo modelli di comportamento positivi. Colombo ha spiegato che la sua calma e pacatezza derivano dalla madre. Fazzini, invece, ha dichiarato di essere molto simile al padre, condividendo con lui un approccio riflessivo. Esposito, con il suo consueto spirito, ha invece sottolineato come il suo carattere esuberante e simpatico sia completamente diverso da quello dei suoi genitori, descritti come persone molto più tranquille. Ha scherzato, dicendo che nessuno nella sua famiglia è esuberante quanto lui.
Non poteva mancare un riferimento all’Almanacco LGI, che ha visto i tre giovani presenti in diverse edizioni. Il direttore ha chiesto se anche loro, come aveva confessato tempo fa Manuel Locatelli, appena ricevevano l’Almanacco si concentravano subito sui paragoni con i grandi calciatori. La risposta è stata affermativa. Colombo ha ricordato di essere stato paragonato a Vieri. Fazzini ha rivelato di essere stata paragonato a Marchisio già prima dell’uscita dell’Almanacco. Esposito, invece, è stato associato a Rashford.
A conclusione dell’incontro, i tre giocatori e il direttore hanno fatto una promessa: un giorno - come già accaduto ad altri ex LGI come Filippo Romagna - saranno proprio loro a riempire la voce del “dicono di lui” dei giocatori che conoscono meglio.
Si è chiusa così la prima di una lunga serie di chiacchierate che La Giovane Italia intende organizzare.