Dal paragone con Milinkovic-Savic agli insegnamenti di Padoin: ecco Franzolini
Nonostante la classifica difficile, il Legnago Salus "coccola" il suo pupillo classe 2003, Andrea Franzolini, che nell’ultimo turno, con il suo terzo gol stagionale, ha regalato tre preziosi punti nella difficile trasferta contro il Pescara. “Sono molto contento per l’ultima partita. È stato un gol molto importante per il periodo che stiamo attraversando. Ne stiamo uscendo da squadra, tutti insieme, allenamento dopo allenamento, sempre concentrati e senza mollare. Speriamo di raccogliere il maggior numero di punti possibile”.
Sei nato a Latina, poi hai giocato nel Podgora e nella Polisportiva Castro. Cosa ricordi di quei periodi?
“Il periodo fondamentale è stato quello alla Polisportiva Castro. Del Prete mi ha dato l’opportunità di sostenere provini con club professionistici come Genoa, Frosinone, Bologna e Roma. Mi ha fatto conoscere questa realtà. Da lì sono partito e sono andato all’Ascoli”.
Nel 2018 sei passato all’Ascoli, iniziando il tuo percorso nei campionati professionistici. Come hai vissuto il cambiamento e cosa pensi di aver imparato da quell’esperienza?
“L’Ascoli mi ha fatto sentire subito a mio agio, come se fossi a casa, senza farmi percepire un cambiamento troppo grande nella mia vita. Mi sono trovato bene fin dall’inizio, con un gruppo di compagni fantastico e una società sempre presente per qualsiasi necessità. A livello calcistico, ho avuto modo di crescere e migliorare sotto tutti gli aspetti".
Hai sempre fatto molto bene nelle categorie giovanili e sei stato aggregato alla Prima Squadra, anche se non hai esordito. Che cosa hai capito da quell’esperienza?
“Con la Prima Squadra dell’Ascoli ho capito quanto siano fondamentali la serietà e la professionalità. Gli allenamenti erano molto intensi e i giocatori avevano grande qualità. Il salto dal settore giovanile è enorme, ma non mi sono lasciato spaventare. Al contrario, ho sentito una forte adrenalina nel condividere lo spogliatoio con giocatori come Padoin e altri. Sono stati sempre vicini a me, mi hanno accolto e mi hanno fatto crescere. È stato un segno di fiducia che mi ha aiutato a rendere meglio in campo".
Poi è arrivato l’esordio e i primi gol tra i professionisti. Che emozione è stata? Hai avuto difficoltà?
“Le pressioni cambiano, ma credo che la vera abilità sia quella di resettare tutto quando entri in campo, come facevo quando giocavo nella Primavera. Durante la settimana bisogna pensare di più, ma il mio approccio è sempre rimasto lo stesso".
Se ti dico Roberto Breda e Simone Seccardini, cosa mi rispondi?
“Simone Seccardini è stato uno degli allenatori che ho avuto ad Ascoli nel settore giovanile. Puntava molto su di me, mi stava vicino e mi aiutava a crescere calcisticamente, parlandomi spesso anche fuori dal campo. Gli devo molto. Roberto Breda, invece, l’ho avuto in Prima Squadra ad Ascoli. Anche se non ho esordito con lui, mi considerava molto durante gli allenamenti, spiegandomi i movimenti giusti da fare. Anche lui mi ha aiutato a crescere, e lo ringrazio".
Tra Gagliardini, Cristante e Sergej Milinkovic-Savic, chi senti più vicino al tuo stile di gioco? A quali giocatori ti ispiri?
“Mi rivedo in Milinkovic-Savic per la capacità di inserimento, il colpo di testa e il piacere di giocare la palla. Come vi avevo già detto, mi sono sempre ispirato a Loftus-Cheek ai tempi del Chelsea. A livello mentale, ho avuto la fortuna di conoscere Padoin nell’anno del suo ritiro. Durante la preparazione ad Ascoli mi ha colpito la sua serietà, un vero esempio da seguire. Ricordo una frase che mi disse e che mi ha segnato: ‘In questo mondo ogni settimana è una verifica; che tu faccia bene o male, la settimana dopo devi dimostrare ancora e continuare sulla strada giusta".
Sai di essere stato nell’Almanacco anche nell'ultima edizione? Cosa pensi di questo e quali obiettivi ti sei posto per la stagione?
“Non sapevo di essere nell’ultimo Almanacco, mi fa molto piacere. L’ho sempre seguito, comprando anche qualche edizione. Essere ancora presente è un grande onore. Per quanto riguarda i miei obiettivi, sono un po’ scaramantico, ma voglio fare il meglio possibile per me e per la squadra. Se chiudo gli occhi e penso alla fine della stagione, mi immagino cresciuto a livello personale e con maggiore padronanza in campo. Sono queste le cose che ti servono per diventare davvero un giocatore quando passi dal settore giovanile alla Prima Squadra".