Cresciuto nel Taranto, ora alla Pianese: Boccadamo si racconta a LGI

Antonio Boccadamo, classe 1999, presente nel nostro Almanacco durante la stagione 2016/2017. Scopriamo il suo percorso, dai primi calci ai professionisti.
18.10.2024 10:15 di  Francesco Benincasa   vedi letture
Cresciuto nel Taranto, ora alla Pianese: Boccadamo si racconta a LGI
© foto di Antonio Boccadamo ©US Pianese

Gli ultimi tre punti ottenuti dalla Pianese in casa contro il Carpi non possono che essere merito dell’esterno bianconero. Il suo primo centro stagionale è stato un gol pesante per la squadra di mister Prosperi: una rete di pregevole fattura che ha fatto esultare di gioia la piccola e calorosa Piancastagnaio.

È proprio da qui che abbiamo iniziato la nostra chiacchierata con Antonio Boccadamo. Dalla storia recente, quella che lo ha visto vestire lo scorso anno (in Serie D) la maglia delle zebrette e vincere da protagonista il girone E, fino ad arrivare ai giorni scorsi, con i complimenti per il bellissimo gol segnato nell'ultima giornata.

"Sono contento di essere alla Pianese per il secondo anno consecutivo, è un posto dove mi trovo benissimo - ha esordito Boccadamo nella nostra intervista - Lo scorso anno ero scettico di tornare in Serie D, ma sentivo dentro di me che il contesto poteva darmi soddisfazioni... e così è stato. È un posto che ti lascia tanto, sia come persona che come giocatore: spero che il percorso possa proseguire sempre meglio. Per il gol sono molto contento: non mi capita spesso e quando succede è sempre un’emozione forte. Devo però rivedere qualcosa nell’esultanza (ride). Mi ripeto sempre che devo fare qualche rete in più per fare il salto di qualità come quinto di centrocampo. Oltre agli assist, mi serve segnare di più".

Parliamo della tua storia, sei cresciuto nelle giovanili del Taranto e hai esordito giovanissimo in Serie C proprio con questa maglia. Raccontaci il tuo percorso.

"Ho iniziato alla scuola calcio della Nuova Taras, insieme a Mastropietro, che ora è mio compagno di squadra. Poi sono passato ai Giovanissimi Nazionali del Martina Franca, dove per una combinazione c’era mio padre come allenatore. Successivamente sono andato agli Allievi Regionali della Cryos e lì ho condiviso lo spogliatoio con Michele Collocolo, ora alla Cremonese. In quegli anni ho sempre giocato con mio fratello gemello, Stefano (n.d.r.). Quando Prosperi arrivò al Taranto, partecipai a un raduno estivo per la squadra Allievi e Juniores. Mio fratello venne preso per la Juniores, io per gli Allievi. Io mi ero presentato come trequartista, ma un giorno mister Prosperi chiese a mio fratello se sapessi giocare come quinto. Così ho provato un’amichevole con la Juniores e Prosperi ha deciso di tenermi con sé. Quell’anno andò molto bene e l’anno successivo feci il ritiro con la Prima Squadra. Dopo una buona preparazione, esordii in Coppa Italia contro il Fondi e più tardi anche contro il Cosenza, dove segnai con il cucchiaio su rigore, esordendo poi in campionato sempre contro di loro. Nel frattempo Prosperi era diventato l’allenatore della Prima Squadra. Giocare a 17 anni con la maglia della tua città è un’emozione unica: se non fosse stato per mio fratello forse le cose sarebbero andate diversamente".

Puoi vantare anche la vittoria del campionato Juniores nazionale con il Taranto, in una squadra composta da giocatori classe ‘98/’99, quando il torneo era per i classe ‘97...

"Con mister Prosperi già ragionavamo come se fossimo giocatori della Prima Squadra: preparavamo le partite e facevamo allenamenti di rifinitura. Quell’anno mi ha permesso di capire come si ragiona tra i grandi. Da giovani si vive spesso alla giornata, ma nelle Prime Squadre la mentalità cambia e non puoi permetterti cali di tensione. Quell’anno ci ha preparati bene per il salto".

Nel "Dicono di Lui", presente in ogni nostra scheda dell'Almanacco, Mimmo Recchia parlava di te così: "Lavorare con ragazzi come Antonio è semplice, averne 20 sarebbe il massimo. Deve migliorare dal punto di vista fisico, acquisendo intensità, ma sopperisce alle carenze fisiche con la volontà". Ti riconosci ancora in questa descrizione?

"Adesso non più, ma allora sì, mi calzava a pennello. Ero sempre molto più leggero degli altri, ho dovuto lavorare molto e tutt’oggi continuo a farlo per rafforzarmi. Oggi la componente fisica è essenziale nel calcio: se non avessi lavorato tanto, probabilmente ora farei un altro mestiere. Mister Recchia l’ho avuto solo per un breve periodo, perché ero spesso con la Prima Squadra, ma è una persona che trasmette grandi valori. Ha giocato a calcio a livelli importanti e sa riconoscere i talenti. Sono sempre stato molto autocritico, a volte anche troppo, ma col tempo sono migliorato. Ho imparato a distinguere quando è giusto rimproverarmi e quando no. Mi piace confrontarmi con gli staff e fare tesoro delle lezioni degli allenatori del passato. Mi viene in mente Capuano, che prepara le partite in modo meticoloso. Da lui ho imparato a studiare le gare e gli avversari anche da solo, a casa. È importante farsi trovare sempre pronti".

Durante la tua gioventù, sei stato anche uno studente eccellente. Ancora oggi non hai abbandonato gli studi.

"Sono sempre stato obbligato dalla mia famiglia: per poter giocare, dovevo andare bene a scuola. Questa educazione mi ha aiutato molto. Certo, a volte è stata dura. Noi calciatori abbiamo tanto tempo libero, che possiamo occupare in molti modi. Dopo il liceo, mi sono laureato in Scienze Motorie a Lecce, mentre giocavo a Brindisi. Poi mi sono iscritto alla magistrale prima a Bari, poi a Firenze quando giocavo a Montevarchi. Ora sto completando gli studi a distanza e mi mancano pochi esami per finire la magistrale. Studiare non mi pesa, è un mio hobby. Mi piace imparare sulla cura del corpo e dell’allenamento e ne approfitto per applicarlo su me stesso. In futuro, vorrei lavorare nel mondo del calcio, ma non ho ancora deciso se come preparatore atletico o allenatore".

Chiudiamo con una... curiosità. Nel "Chi ci ricorda" di alcuni anni fa, eri stato paragonato ad Alessandro Florenzi. A distanza di tempo, ti rivedi ancora nell'esterno rossonero - a livello di caratteristiche - o attualmente hai altri modelli di riferimento?

"Me lo ricordo, me lo fece leggere un amico all’epoca. Dico subito che non posso reggere questo paragone. Credo che lui sia molto più bravo tecnicamente, mentre io sono un giocatore più fisico. Oggi mi ispiro molto a Jeremie Frimpong quando gioco a destra, lo studio spesso. E quando gioco a sinistra ammiro Leonardo Spinazzola, che interpreta il mio ruolo in modo eccellente".