Palermo, l'esordio in A con Ranieri fino all'Altamura: l'intervista a D'Amico
La sua carriera è iniziata da giovane nell’oratorio "Don Orione" e da lì è stata una crescita continua. Dai primi passi nel settore giovanile del Palermo, ha avuto esperienze importanti anche nelle formazioni giovanili di Inter, Chievo e Sampdoria. Tra i professionisti ha accumulato oltre 200 presenze, distribuite tra Serie A, Serie B e Serie C, oltre a 6 presenze con la Nazionale Italiana U18. Lui è Felice D'Amico e insieme ripercorreremo la sua storia.
Partiamo dal presente, Felice: la tua stagione al Team Altamura è iniziata molto bene...
“Ho avuto un po’ di alti e bassi all'inizio per trovare la mia posizione in campo. Abbiamo provato diversi moduli e, insieme al mister, abbiamo cercato di capire dove potessi rendere al meglio. Alla fine ho trovato la posizione giusta e ciò ha portato a ottimi risultati, sia personali che di squadra. Ho iniziato la stagione molto bene, nonostante abbia saltato due partite per un’influenza. Ho realizzato 4 gol in 8 partite e fornito 2 assist. È un grande inizio, ma ora l'obiettivo è il bene dell’Altamura. Sono contento che i miei gol stiano aiutando la squadra a mantenere una buona posizione, anche se c'è ancora tanto da fare”.
A volte vieni descritto come centrocampista, altre volte come trequartista, seconda punta o esterno. Dove ti trovi meglio?
“Per molto tempo non ho saputo quale fosse il mio ruolo ideale. Molti dicevano che avevo talento, ma peccavo nell'ultima giocata, così mi facevano cambiare spesso posizione. Devo ringraziare mister Di Donato, che mi ha messo come mezzala sinistra. Lo ascolto e ora finalmente sto rendendo come ci si aspetta".
Felice, torniamo un po' indietro nel tempo: hai imparato a giocare a calcio per le strade di Palermo. Raccontaci come è nato il tuo amore per questo sport.
“A 3-4 anni giocavo nei quartieri della città con i ragazzi del posto, quelli che possiamo chiamare 'ragazzi di strada'. Si giocava con le saracinesche come porte, facevamo partitelle nei mercati quando chiudevano. È lì che è nata la mia passione per il calcio, una passione di strada. Poi la mia famiglia adottiva mi ha permesso di trasformare quella passione in un lavoro. Col tempo ho messo la testa a posto e ho iniziato a pensare in grande. Ho avuto alti e bassi, forse più bassi che alti, ma con l’età, grazie ai miei figli e a mia moglie, ho imparato a essere un vero professionista."
Hai parlato di alti e bassi e hai detto di aver messo la testa a posto. Sei sempre stato considerato un giocatore di grande potenziale, ma a livello comportamentale qualche volta hai perso dei punti.
“Purtroppo mi è stata appiccicata un’etichetta, me ne prendo le responsabilità perché in alcune situazioni ci ho messo del mio. Altre volte, però, qualcuno ha esagerato. Ho sempre avuto un carattere forte, ho sempre detto in faccia ciò che pensavo e questo non è piaciuto a tutti gli allenatori. Ma una cosa è certa: non sono mai stato divisivo nello spogliatoio, sono sempre andato d'accordo con i miei compagni. È vero che a volte ho esagerato, ma con il tempo ho imparato a trovare il giusto equilibrio".
Possiamo dire, senza sbagliare, che il tuo amore calcistico è il Palermo?
“Al Palermo ho fatto un percorso importante, spesso giocando sotto età. Tutto è iniziato lì e non posso negare di essere un tifoso del Palermo. Il direttore Dario Baccin mi conosce da tantissimi anni e mi ha sempre aiutato".
Nel nostro Almanacco, Zamitti e Porchia ti descrivevano come un giocatore di talento, con fame di calcio e un estro fuori dal comune. Ti ci rivedi in queste parole?
“Ringrazio il direttore Porchia e mister Zammitti per le belle parole. Grazie alle esperienze con altri allenatori e squadre, ho imparato a capire la differenza tra talento e duro lavoro. Il duro lavoro paga sempre, quindi ho cercato di unire il talento con l’impegno. All'inizio faticavo a mantenere costanza nelle prestazioni, ma ora ci sto riuscendo e ne sono felice.”
Hai avuto anche esperienze alla Sampdoria e all'Inter.
“Alla Sampdoria, con mister Marcello Cottafava, ho disputato un grande campionato, quello interrotto dal Covid, in cui avevo già segnato 10 gol prima di gennaio. Ho anche avuto l’opportunità di esordire in Serie A con la prima squadra allenata da Ranieri, collezionando due presenze. Purtroppo un infortunio al metatarso mi ha fermato per 4 mesi e questo ha influenzato le mie scelte successive. All'Inter, invece, ho vinto un campionato e il Torneo di Viareggio sotto la guida di mister Vecchi. Anche se non sono riuscito a incidere a livello personale, abbiamo ottenuto grandi vittorie di squadra. Tutt'ora mantengo un ottimo rapporto con Ausilio e Baccin".
Felice, in tanti (soprattutto in passato) ti hanno paragonato a Stevan Jovetic. C'è un calciatore a cui ti ispiri?
“Mi piace Jovetic, ma in tutta sincerità mi sono sempre ispirato ad Antonio Cassano. Anche se ora cerco di migliorare dal punto di vista caratteriale (ride). A livello tecnico, però, dico chapeau: i dribbling, i gol, gli assist… cerco di prendere spunto da lui in tutto".