Momento magico per Abiuso. L'intervista a Sanfratello, allenatore ai tempi della Rapp. LND Under 16
Cresciuto calcisticamente nel Modena, dopo un percorso di prestiti ed esperienze in diverse categorie italiane, Fabio Abiuso è tornato a “casa” ed ha tutte le intenzioni di lasciare il segno. Le due reti nelle ultime tre giornate, prima al Palermo e poi quella decisiva alla capolista Parma oltre al rigore guadagnato contro la Sampdoria, hanno messo in evidenza le prestazioni dell’attaccante classe 2003, tanto da assicurargli anche il rinnovo di contratto con il Modena. Il percorso di Fabio però, come tutti, inizia dal settore giovanile: prodotto del vivaio dei canarini quando la squadra era scivolata in Serie D, proprio in quegli anni conosce Calogero Sanfratello, all’epoca allenatore della rappresentativa Under 16 LND. Per noi di LGI la formazione e le storie dei ragazzi sono un tassello fondamentale di una carriera sportiva, proprio per questo motivo abbiamo deciso di parlarne insieme a mister Sanfratello per ripercorrere il percorso di Abiuso, un ragazzo conosciuto a 15 anni in una rappresentativa di dilettanti ed arrivato cinque anni dopo a gonfiare la rete in Serie B.
Buongiorno mister, riavvolgiamo insieme il nastro degli ultimi anni e torniamo immediatamente alla stagione 18-19. Il Modena era in Serie D e lei allenava la Rappresentativa LND Under 16, lì ha conosciuto Abiuso ed ha stretto con lui un legame che dura ancora adesso. Che ragazzo era Fabio a quindici anni e che ricordo ha di quell’esperienza?
“Si, ho avuto la possibilità di conoscere Fabio e lavorarci insieme quando allenavo l’Under 16 della Rappresentativa LND ed abbiamo fin da subito instaurato uno splendido rapporto. Lui è sempre stato un ragazzo solare, fin da subito ha dimostrato un grandissimo affetto verso di me e tutto lo staff, anche per questo abbiamo mantenuto uno splendido rapporto ed ancora oggi ci sentiamo regolarmente. Mi ricordo bene quel gruppo di 2003: Abiuso mi era stato presentato come un esterno offensivo ed infatti la prima partita l’ho schierato in quel ruolo, ma fin da subito ho pensato non fosse quello più adatto alle sue caratteristiche. Contro il Partizan ho deciso di farlo giocare come attaccante centrale e la scelta ha dato subito i suoi frutti: 1 gol e 1 assist, oltre ad una prestazione da sottolineare”.
Quindi possiamo dire che sia stato lei ad indirizzarlo nel ruolo che tutt’ora ricopre in Serie B?
“In parte si può dire così, è stata una scelta dovuta sia alle sue caratteristiche dell’epoca sia alle necessità della squadra in quel preciso momento, in quel ruolo Fabio garantiva fin da piccolo un’ottima presenza offensiva e un riferimento preciso nel nostro attacco. Guardando avanti nel tempo penso sia stata una scelta azzeccata, ha tutte le caratteristiche tipiche di un attaccante centrale oltre alla struttura fisica per poter ricoprire il ruolo. Sulla fascia sarebbe stato certamente limitato”.
L’anno successivo il Modena torna in Serie C e lui si rende protagonista assoluto in Under 17, tanto da riuscire ad esordire anche in prima squadra. Poi il prestito di 18 mesi all’Inter, dove ha giocato sia in Under 18 che in Primavera. Com’è stato per lui il passaggio dalla Serie C ad una delle Under 19 più forti d’Italia? Cosa le raccontava in quegli anni?
“Nonostante non l’abbia più allenato, siamo riusciti a mantenerci sempre in contatto e anche a vederci: per esempio ricordo benissimo di quando ero ad un raduno vicino Monza con il gruppo dei 2005 e lui da Milano venne a trovarmi per rivederci e poter fare di nuovo due chiacchiere di persona. Si tratta di un ragazzo d’oro, che è rimasto legato a tutto lo staff e ogni volta che ne ha avuto la possibilità ha sempre cercato un modo per poter tornare a salutare tutti quanti. Per quanto riguarda il suo passaggio dalla C alla Primavera dell’Inter, la cosa che mi ha raccontato e che maggiormente lo colpì all’epoca erano le grandi differenze negli allenamenti. In Serie C quando si allenava con la Prima Squadra si seguivano dei ritmi differenti, incentrati quasi sempre in funzione della gara e con delle sedute ridotte, o comunque ad un’intensità minore. All’Inter invece i ritmi erano nettamente più elevati: la partita della domenica non era la priorità ma soltanto un mezzo per continuare un percorso di crescita. Allenarsi con i propri coetanei vuol dire avere ritmi molto simili e soprattutto una resistenza allo sforzo simile, in Serie C nella stessa rosa potevano esserci giocatori con più di quindici anni di differenza e di questo ovviamente bisognava tener conto negli allenamenti durante la settimana. Ovviamente la Serie C ti prepara fisicamente, ti garantisce quell’esperienza che invece il confronto esclusivamente con i coetanei non può darti; è importante quindi essere bravi nel cogliere i lati positivi da entrambe le esperienze".
Lo scorso anno è andato in prestito alla Pergolettese dove si è ritagliato spazio facendo la sua prima vera esperienza in C, guadagnandosi anche un posto nel nostro ultimo Almanacco dove lo abbiamo paragonato a Vincenzo Iaquinta. Secondo lei è un paragone corretto oppure ce ne sarebbero di migliori?
“Si, lo scorso anno alla Pergolettese l’ho seguito e ho avuto modo di confrontarmi spesso con lui. Non è un attaccante che vive esclusivamente per il gol, infatti non ha mai segnato moltissimo, ma è uno di quei giocatori moderni che nel calcio attuale servono sempre, generoso e disponibile al sacrificio anche in fase di non possesso. Lui riesce a combinare le caratteristiche fisiche di un centravanti boa, di quelli che giocano spalle alla porta e che fanno del colpo di testa un punto di forza assoluto, a quelle di una prima punta di movimento, completo anche nel gioco con i compagni e fronte-porta. Si tratta di un pericolo costante sulle palle aeree, per certi versi ricorda molto gli attaccanti di un tempo che vivevano intensamente il duello fisico con il difensore avversario. Per quanto riguarda il paragone all’interno dell’Almanacco, credo non sia il più adeguato, ma per un semplice motivo: Iaquinta, nonostante la struttura, puntava molto sulle lunghe leve e sulla corsa, specialmente nelle distanze lunghe, giocando anche come esterno d’attacco. Fabio è un giocatore che non ha quelle qualità sul lungo e che ormai gioca prevalentemente sull’asse centrale, correndo molto in termini quantitativi ma senza quello spunto, così importante, nell’allungo. Paragonarlo a qualcuno non è semplice, perché ha delle caratteristiche particolari, mi ricorda forse Andrea Belotti ai tempi del Torino, per lo spirito di sacrificio nel pressing e la grande fisicità nei duelli con i difensori avversari. Anche se pensandoci bene il miglior paragone possibile potrebbe essere quello con Bernardo Corradi: il loro modo di interpretare il ruolo si somiglia moltissimo”.
Grazie mille mister, è sempre un piacere poter parlare con lei. In bocca al lupo per il futuro!
“Grazie a voi per il lavoro e il risalto che date ai giovani del nostro calcio. Alla prossima!”.