Dalla Masia al lago di Como: Cesc Fabregas si espone per i giovani
Tra gli ospiti della Milano Football Week 2024 c'era anche Cesc Fabregas, ex campione di Arsenal e Barcellona tra le altre, attualmente vice allenatore del Como. Il campione spagnolo ha deciso di puntare sul progetto comasco nel 2022, prima come giocatore e poi come investitore, seguito successivamente anche dall'ex compagno di squadra Thierry Henry. Dopo l'addio al calcio giocato è diventato allenatore della Primavera e successivamente allenatore ad interim della prima squadra in seguito all'esonero di Moreno Longo. Attualmente è il vice di Osian Roberts perché ancora sprovvisto del patentino UEFA A.
Nell'intervista fatta a Fabregas sono stati toccati diversi argomenti, tra cui alcuni spunti interessanti sui giovani e la loro valorizzazione. "In Italia non si usano le seconde squadre. Il salto dalla Primavera è troppo alto, i ragazzi a 19 anni in prestito fanno fatica e rischiano di perdersi". Un messaggio chiaro, che il movimento italiano sta accogliendo con significativo ritardo rispetto al resto d'Europa ma su cui diverse big stanno iniziando a puntare e vedere i primi frutti (Juventus, Milan e Atalanta) con l'avvento delle squadre Under 23. Colmare il gap tra la primavera e la prima squadra è diventato prioritario per non disperdere risorse e talento.
"Ad inizio stagione noi avevamo mandato il Como B a Londra per giocare contro il Brentford, per i nostri ragazzi è stato come giocare la finale di Champions. Questo ci aiuta ad alzare il livello". La mentalità spagnola, dove il contesto giovanile è completamente diverso rispetto al nostro, porta Fabregas a definire la Primavera già come il "Como B", proiettandosi quindi ad una collaborazione diretta con la prima squadra senza la necessità di uno step intermedio. Dall'altra parte è evidente come, nell'immediato, non regga il confronto con la "Masia" o gli altri settori giovanili a cui è abituato Cesc, lo dimostra l'approccio dei suoi ad un amichevole contro il Brentford.
Il problema resta sempre lo stesso, finché il campionato Primavera continuerà ad ospitare giovani fino ai 19-20 anni sarà soltanto una "gabbia" per il talento. Crescere in un contesto poco competitivo, senza la possibilità di confrontarsi con i più grandi fino quasi ai 20 anni contribuisce soltanto a rallentare il processo di crescita dei ragazzi. "Per crescere servono allenatori che credono tantissimo nei giovani. Dietro ogni giocatore deve esserci sempre un allenatore che dà fiducia". La chiusura sull'argomento non poteva non essere sulla fiducia da dare ai giovani, utilizzarli come una risorsa attiva e non esclusivamente come pedina di scambio futura.
Parlare di questo argomento quando si proviene da uno dei settori giovanili più prolifici al mondo può sembrare facile ed a tratti quasi banale. Provare ad importare attivamente questo tipo di cultura invece potrebbe essere un passo in avanti epocale per il nostro sistema calcistico. Il progetto Como ha dimostrato fin qui di avere le risorse adatte per crescere ed investire in un modo nuovo, ora non resta che abbracciare la filosofia di chi, come Fabregas, ha voluto esporsi in prima persona per evidenziare le criticità del nostro approccio ai settori giovanili.