Un sinistro a Giraudo. Dall'ingresso in campo con capitan Corini... a capitano per davvero!

Il racconto del nostro Federico in merito all'ultima partita e l'onore di indossare la fascia col Perugia. Ripercorrendo, inoltre, quell'episodio da bambino con capitan Corini...
21.03.2025 18:00 di  Federico Giraudo   vedi letture
Un sinistro a Giraudo. Dall'ingresso in campo con capitan Corini... a capitano per davvero!

È l’intervallo, siamo negli spogliatoi. Ascolto il mister dare indicazioni sulla fase di gestione che dovremo saper interpretare nel secondo tempo per non farci recuperare il vantaggio di due reti che abbiamo maturato nel corso della prima frazione.

Mi sento bene, ho avuto una grande occasione per fare il mio primo gol con la maglia del Perugia pochi istanti prima del fischio finale, ma il portiere con un autentico miracolo me l’ha impedito. Sto ripensando a quell’azione quando sento mister Cangelosi annunciare un cambio: uscirà il capitano Angella, appena rientrato da un lungo infortunio, per lasciare il posto a Riccardi. Di conseguenza, la fascia di capitano per il secondo tempo passerà a Matos.

Lì per lì mi viene il dubbio su chi avrebbe ricoperto il ruolo di vicecapitano, ma poi è il momento di rientrare in campo e non ci penso più, fino a quando, al cinquantacinquesimo minuto, la lavagnetta luminosa dei cambi mostra il numero 10, quello di Matos. Si sfila la fascia e me la passa (su indicazione del mister). La indosso, sistemandola con cura, la aggiusto quasi come avessi paura che si sfilasse. Sento ancora di più la responsabilità di portare a casa i tre punti e la fascia mi dà maggiore energia e adrenalina per rincorrere gli avversari e aiutare i miei compagni. Concludo la mia prima partita da capitano con una vittoria sofferta, ma importantissima per guardare con fiducia al derby di Terni.

A qualche giorno di distanza, rivivere il momento in cui ho realizzato che la fascia sarebbe passata a me mi fa venire i brividi e non posso far altro che ripensare a tutti i grandi capitani che mi hanno ispirato nel corso della mia infanzia e poi della crescita calcistica. Da Cannavaro che alza la coppa più importante nel 2006 a GlikMoretti, i due capitani del Torino che ho ammirato nel periodo in cui militavo nel settore giovanile granata e con i quali ho condiviso anche diversi allenamenti in prima squadra.

Ma il ricordo a cui sono maggiormente legato (e più personale) si riferisce a una domenica di marzo del 2009. Giocavo nei pulcini del Torino, avevo dieci anni e Silvano Benedetti, dirigente del settore giovanile, mi propose di accompagnare Corini durante l’ingresso in campo di un Torino-Sampdoria. Quello fu il primo momento in cui vidi da vicino un capitano, anzi il capitano della mia squadra del cuore, e ne percepii tutto il fascino e l’aura mitica.

Ecco, a distanza di quasi vent’anni da quel giorno, mi sento fortunato e orgoglioso di poter realizzare pian piano alcuni dei sogni nel cassetto di quel bambino che teneva per mano Corini.