La sincerità del progetto: il racconto di Matteo sul Workshop LGI

Ecco l'esperienza di uno dei partecipanti al nostro corso, tenutosi (quest'ultimo) a Zingonia nelle settimane passate.
23.06.2024 19:30 di  Stefano Rossoni   vedi letture
Fonte: Matteo Beltrame
La sincerità del progetto: il racconto di Matteo sul Workshop LGI

Dunque, da dove comincio… in realtà non è così scontato visto che io, questa realtà, a dire il vero la conosco da un po’. Sì perché mio padre è abbonato a Sky praticamente da quando esiste, e di tutta la sua programmazione lo sport è sempre stato il padrone incontrastato a casa mia, il calcio in particolare. La prima volta che ho visto un programma de “La Giovane Italia” ricordo che era una puntata su Nicolò Barella, a quel tempo al Cagliari, e già stava mostrando sprazzi del grandissimo giocatore che sarebbe poi diventato. Lì per lì non mi sarei proprio aspettato che quella realtà fosse organizzata così, che coinvolgesse i giovani attivamente e che, prima o poi, me ne sarei avvicinato fino a questo punto.

E invece è successo, precisamente lo scorso febbraio. Tardo pomeriggio, ricevo un messaggio da mio cugino, il più tifoso della famiglia, con un link che rimanda a una notizia sul sito dell’Atalanta, la squadra del cuore mia e dei miei (come dice il trend che gira adesso? Sono bergamasco, è ovvio che tifo Atalanta… Beh, a dire il vero a me non è proprio stato concesso libero arbitrio in questa scelta, ma va bene così). Il link presenta un workshop a Zingonia organizzato da La Giovane Italia, ospite speciale Federico Buffa, di passaggio a Bergamo per il suo spettacolo teatrale. Ecco, ho pensato, l’hanno toccata pianissimo… come faccio a dire di no a Buffa? Per me si tratta di un idolo, di lui ho visto praticamente tutti i programmi e letto quasi tutti i libri, mi incanterebbe anche se leggesse la sua lista della spesa per il modo che ha di raccontare le cose. Potrei addirittura dire che di fatto la storia contemporanea l’ho imparata grazie a lui e alla sua capacità di intrecciare le storie del Novecento con quelle di sport, che poi sono le più belle.

Detto fatto, mi iscrivo e scendo a Zingonia tutto curioso, mi avevano già adescato. Qui, il primo colpo al cuore per me che avevo sempre e solo sentito parlare di questo centro sportivo così spettacolare e all’avanguardia. Essere addirittura riuscito ad entrarci è stato clamoroso, mi sono sentito uno di quelli veri, tipo addetti ai lavori. Poi il workshop, e il grande turning point che non ti aspetti. Quando esco dal centro sportivo mi rendo conto che quello che mi è rimasto più impresso è stato il progetto di questa Giovane Italia. Ma come è possibile? Avevo Federico Buffa a un metro e quello che mi ha colpito di più è stato questo progetto sul calcio giovanile? Eppure…

Partiamo dal fatto che per la prima volta ho assistito alla presentazione di un progetto senza che me lo schiaffeggiassero in faccia come meraviglioso e incredibile o altre stramberie che promettono l’oro senza spiegarti anche i retroscena. La presentazione è stata sobria e spontanea, ma hanno detto tutto, lati positivi e negativi senza nascondere niente, dandomi proprio l’impressione di essere chiari e non volermi abbindolare in alcun modo. Oltretutto a parlare dopo con Paolo Ghisoni (responsabile e fondatore) sono stati proprio i ragazzi, quelli che in un certo senso mi hanno preceduto e che sicuramente hanno visto prima di me una presentazione di questo progetto chissà dove. E loro stessi hanno detto tutto chiaro e tondo: sarà impegnativo, ma è un progetto che vale e ci sta dando tanto.

Che interesse avrebbero avuto loro a parlare così? Hanno descritto la propria esperienza in modo trasparente. E poi, ti danno la possibilità di seguire un corso con i migliori del settore e ti insegnano a fare il telecronista, cosa che è e rimane il mio sogno nel cassetto dai tempi del liceo. Ma soprattutto ti promettono di fare esperienza sul campo (promesse puntualmente mantenute già dall’incontro successivo) e, senza nulla togliere al calcio provinciale che seguo ormai da anni, qui si parla di seguire squadre giovanili professionistiche. Potrei ritrovarmi a raccontare un gol di un nuovo talento prima ancora che lo facciano i grandi commentatori della Champions e altre competizioni simili, per non parlare della possibilità di diventare davvero un addetto ai lavori nei grandi centri sportivi così all’avanguardia: stupendo!.

In poche parole scelgo di iscrivermi al corso, poi naturalmente mamma e papà mi fanno tornare a terra visto che avevo già preso il volo, e le priorità dicono: laurea. Tesi e discussione si chiudono proprio poco prima di un nuovo workshop a Zingonia, fissato per la fine di maggio, una piacevole coincidenza che mi porta ad impegnarmi ancora di più per essere pronto per quella data. Di nuovo lì, questa volta mi riconoscono e io riconosco loro, scoprendo ragazzi molto alla mano che condividono la mia stessa passione per questo sport e quello che ti sa offrire.

Inutile dire che nei due giorni di lavoro ho cercato di parlare e fare domande per capire come e in che termini potessi cominciare a mettermi al lavoro con loro, cosa che a questo punto vorrei fare il prima possibile. A maggior ragione dopo aver provato, insieme ad altri due ragazzi, l’ebbrezza di commentare una gara di Under 16, Atalanta-Roma, esperienza tanto bella che non si è guastata né per le condizioni in cui eravamo (non proprio ottimali), né per l’esito della partita, tutt’altro che divertente.

In verità, finora non ho fatto altro che allungare una storia che praticamente è appena iniziata, descrivendo come sono entrato in contatto con la realtà de La Giovane Italia e quale è stato il mio primo approccio con questo gruppo, un gruppo di giovani che racconta il calcio dei giovani. Stupendo per capirci, tanto è vero che se questo è il primo pezzo che scrivo per loro, spero ce ne possano essere molti altri!