Under 18: una terra di mezzo senza spregiudicatezza e progettualità
Questa settimana, come sempre, noi di LGI eravamo presenti sui vari campi del settore giovanile scolastico, per valorizzare al meglio tutto il panorama giovanile italiano, dall'Under 14 fino all'Under 19. Tra le varie gare che abbiamo seguito c'è stata anche Frosinone-Milan Under 18, l'ultima della classe contro la quarta forza del campionato. La gara è terminata 0-1 con la rete di Siman, fuori-quota classe 2005 dei rossoneri, una sfida senza grandi emozioni o spunti particolarmente interessanti che ha lasciato in noi una sorta di "amaro in bocca", portandoci a porci diverse domande su questa categoria.
Partiamo dalle origini. Il campionato Under 18 professionisti è stato introdotto in via sperimentale nella stagione 2019-20, per creare un livello intermedio tra l'Under 17 e la Primavera e quindi non disperdere una classe di età. I presupposti per un progetto interessante e di grande utilità per la crescita dei ragazzi c'erano tutti, garantendo minutaggio e continuità ai giocatori che in Primavera non avrebbero trovato spazio e evitando di dover effettivamente disperdere ragazzi, soprattutto per le grandi società con numerosi profili utilizzabili in Under 19.
La realtà dei fatti però sembra completamente diversa, rispecchia sempre di più un discorso generale per cui noi di LGI ci stiamo battendo da ormai molto tempo e che già abbiamo affrontato in diversi nostri articoli (clicca qui per leggere l'articolo). Per noi i protagonisti assoluti dovrebbero sempre essere i ragazzi, focalizzandosi sulla loro crescita sia in campo che a livello di maturità mentale. Purtroppo però quello che ci sembra sempre più evidente è un'interpretazione che vede i ragazzi soltanto come "mezzo" e non come "fine ultimo" del lavoro, rappresentato invece dal risultato societario e dell'allenatore.
Bisogna ricordare e sottolineare quanto questo campionato sia un "unicum", a cui prendono parte soltanto 17 squadre in tutto il panorama Italiano. Per tutte le altre il passaggio canonico resta quello dall'Under 17 all'Under 19. Quale occasione migliore quindi per valorizzare al meglio ragazzi che in Primavera non troverebbero spazio e per poter sperimentare nuove soluzioni tattiche, per "osare" e trasmettere qualcosa di nuovo e non "ingabbiare il talento" come troppo spesso avviene in funzione del risultato.
Abbiamo voluto fare un giro largo prima di tornare a soffermarci sulla gara da cui eravamo partiti: Frosinone-Milan. Due società particolarmente distanti per quanto riguarda storia calcistica, bacino d'utenza e strutture a disposizione, eppure entrambe vantano due tra le rose più giovani della Serie A, dimostrando un'ottima propensione nell'utilizzo del talento a prescindere dall'età. Il Frosinone, al suo secondo anno in Primavera 1 ha dovuto obbligatoriamente creare una squadra Under 18 con cui partecipare al campionato, dovendo di conseguenza gestire e dividere i suoi giocatori tra questa nuova squadra e la Primavera. Il Milan, fin dalla nascita di questa nuova categoria ha sempre preso parte al campionato Under 18.
Purtroppo tutto questo discorso resta solo una nostra speranza, la realtà ci ha dimostrato ben altro e Frosinone-Milan ne è stata senza dubbio l'emblema, così come tante altre partite a cui abbiamo assistito in questa categoria. Ci è doveroso sottolineare come questo non voglia essere un attacco a qualche singola società o allenatore, ma una denuncia molto più generale per un progetto che sta prendendo la direzione opposta a quella in cui doveva andare. Il Milan con un organico di grandissimo livello ed ampia qualità sia nell'undici titolare che nei panchinari è venuto a Frosinone schierando addirittura due fuori-quota, due ragazzi del 2005 Siman e Paloschi. Quella che ci si poteva aspettare era senza dubbio una gara frizzante, dove gli ospiti potessero mettere in mostra qualità ed intensità ed allo stesso tempo dove i padroni di casa potessero rendersi comunque pericolosi, come fatto con molti avversari in queste ultime settimane.
Lo spettacolo a cui abbiamo assistito è stato purtroppo opposto: ritmi bassi, a tratti bassissimi, pochissime iniziative personali e soluzioni che potessero esaltare le giocate dei singoli. La sensazione era quasi di ragazzi a tratti sfiduciati, che aspettavano soltanto il triplice fischio per la prossima gara in attesa di una convocazione in Primavera oppure direttamente di avere maggior possibilità la prossima stagione. Il risultato, 0-1 fa pensare quasi ad un "compitino" da parte dei rossoneri, che una volta trovato il vantaggio hanno pensato più ad abbassare i ritmi, congelare il possesso e mantenere il risultato senza grossi sforzi piuttosto che "osare".
Di chi è la colpa non è dato a noi dirlo, ma una cosa ci sembra evidente: non può essere questo il modo corretto per sfruttare un'opportunità come l'Under 18. Questo perché quella che noi attualmente vediamo come un'occasione per rischiare, per esaltare le qualità dei singoli, per sperimentare e far crescere in tanti aspetti i ragazzi, purtroppo sembra essere percepita ed affrontata in modo completamente diverso. Per alcuni sembra uno spreco di risorse, per altri una sorta di squadra di riserva e tutto questo viene percepito ovviamente in modo negativo dai ragazzi, alcuni dei quali non riescono a cogliere l'opportunità interpretandola soltanto come una "sconfitta".
Ad inizio articolo ci siamo posti una domanda: "questo campionato fa davvero bene al nostro sistema?" che voleva ovviamente essere una provocazione. Vogliamo chiudere questo discorso quindi con una riflessione ed un'altra domanda: in una competizione nata con il fine unico di non disperdere il talento dei ragazzi e con l'obiettivo di rendere i giocatori pronti alla Primavera. Con squadre che dovrebbero lavorare "teoricamente" in completa sinergia con l'Under 19, senza promozioni o retrocessioni, dando una rilevanza minima alla classifica, cosa spinge le società a non sfruttare le potenzialità di questo campionato? A voi le conclusioni.