"Ripartire dai giovani". Un classico all'italiana quando accadono certi fallimenti

Ecco l'estratto di uno degli ultimi interventi a TMW Radio del nostro direttore, Paolo Ghisoni.
04.07.2024 13:45 di  Stefano Rossoni   vedi letture
"Ripartire dai giovani". Un classico all'italiana quando accadono certi fallimenti
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Durante le ultime due puntate di Maracanà, il nostro direttore Paolo Ghisoni è intervenuto per approfondire alcune tematiche relative ai giovani e soprattutto alla Nazionale, tema caldo dopo l'eliminazione agli Europei.

Nei giorni scorsi si è parlato molto di "ripartire dai giovani", un classico in Italia quando accadono certi fallimenti, eppure è stato uno slogan portato avanti anche dallo stesso ct Spalletti nella conferenza stampa post Svizzera. "Il discorso relativo ai giovani lo trovo una banale operazione 'paraculistica' - ha esordito il direttore a Maracanà - Ora tutti parlano di giovani, dei ragazzi bravi che abbiamo ecc... Non voglio tornare sui soliti argomenti. Va invece sottolineato come le Nazionali giovani, di altri Paesi, ragionino in maniera diversa rispetto alla nostra. La Germania non ha ottenuto grandi risultati fino a poco tempo fa, ha cambiato una persona a livello dirigenziale che stimavo tanto come Bierhoff ed è ripartita da tantissimi errori. Ma perchè possono sbagliare e soprattutto, lo sottolineo in rosso, perchè c’è una sinergia (seppur forzata) tra club e Nazionali. In Italia abbiamo il club che rappresenta il cane e la Federazione il gatto. Non si parlano, non ho mai sentito in anni di crisi di un tavolo congiunto tra Presidenti o dirigenti di club e Federazione per un progetto che vada ad accontentare entrambi. Io valorizzo i giovani che ti servono, dunque risorse per la Nazionale: ma me la incentivi questa cosa? Togli dunque il Decreto Crescita, ma se io investo come in Germania il 20% della mia quota sulle riserve e il vivaio, mi torna indietro qualcosa a livello economico? C'è solo una cosa da fare: parlatevi!"

Sempre nei giorni scorsi, si è discusso riguardo a diversi profili nati nel 2007 e 2008 (ben conosciuti qui a LGI) che potessero fare la differenza fin da subito nella Nazionale maggiore. "L'ho visto come un 'mucchio' di nomi da buttare in pasto, non mi è piaciuto. Questi giocatori, inoltre, probabilmente non li hanno nemmeno visti in campo. Da inserire effettivamente ora in Nazionale ci sono Calafiori, Scalvini e Udogie, oltre a ragazzi fino al 2005. Poi bisogna fare un altro ragionamento. Come detto, gli altri sono avanti anni luce rispetto a noi. Zaire-Emery gioca da due anni al PSG, Yamal è una stella ormai del Barcellona; questi Paesi sono avanti culturalmente soprattutto dal punto di vista del rischio e dalla precisa volontà di far sbagliare i ragazzi".

"Chiudo citando la mia esperienza con La Giovane Italia. Nel 2011 abbiamo iniziato a fare questo tipo di progettualità, sapete quanti giovani forti non abbiamo poi visto in Nazionale? Nel 2014 abbiamo avuto un evento nel quale sono stati premiati i ragazzi dal '94 al '97, con l'eredità de I talenti del futuro. Ed è andata bene, perchè cito profili arrivati in Serie A come Cragno, Murru, Benassi e Berardi: loro erano quelli che secondo noi potevano raggiungere quei risultati. Fare una scommessa sui giovani è molto, molto difficile. Sono cambiati totalmente i tempi: noi come progetto vediamo 800/900 partite l’anno, dall'Under 18 fino all'Under 14, ma non ci permetteremmo mai di dare questo tipo di pressione, come fatto da qualcuno in questi giorni, a ragazzi di 15 e 16 anni".