Pisilli e Maldini: il talento non manca a questa Italia. Ma perchè solo a centrocampo?
Durante una delle ultime puntate di Maracanà, in onda ogni pomeriggio su TMW Radio, il nostro direttore Paolo Ghisoni è stato ospite per approfondire alcune tematiche relative al calcio italiano. L'argomento principale è stata la Nazionale di Spalletti, impegnata questa sera nella sfida contro il Belgio, con un focus particolare alle convocazioni di Maldini e Pisilli. Antonio Paganin, ex difensore dell'Inter, ha sottolineato nel proprio intervento come ormai "Ci troviamo davanti a un'ondata di giovani molto interessanti". A questo spunto, si è collegato Ghisoni: "Vedere questi due ragazzi, con determinati valori, raggiungere certi livelli fa assolutamente piacere. Pisilli ad esempio ha dichiarato l'altro giorno che si iscriverà a Scienze della Comunicazione: ma ben venga! Ciò che sta facendo Spalletti lo fece anche Mancini, ricordo ad esempio il caso di Zaniolo: sono situazioni fisiologiche. Credo che dopo l’Europeo disastroso di quest'estate, la volontà sia stata quella di ripartire da tutto ciò che di talentuoso c'è in Italia. E fidatevi, abbiamo grandi risorse. Da questo punto di vista, non siamo secondi a nessuno”.
“Offro però un argomento di dibattito riguardo a queste due convocazioni - ha aggiunto il direttore de La Giovane Italia - Paragonato anche al discorso fatto in precedenza sui giovani usciti in casa Roma: cito Bove, Volpato e qualche tempo fa Pellegrini e Politano. Ma perchè troviamo sempre ragazzi interessanti in quei determinati ruoli? Mi chiedo (pur avendo una risposta in mente) come mai non ci sia un ricambio forte a livello qualitativo e quantitativo come a centrocampo: Pisilli e Maldini sono comunque dei profili che agiscono in quella zona. Forse bisogna ritrovarlo nelle responsabilità della squadra? Ad esempio, se il difensore sbaglia riceve critiche per il gol subito, se l’attaccante non segna viene messo nel mirino. A centrocampo, tutto sommato, gli errori sono 'meno evidenti'. Vorrei estendere questo quesito anche a tutto lo studio”.
A tal proposito è intervenuto mister Valentini, che ha sottolineato come tanti volti storici del calcio italiano abbiano giocato in quella posizione: "Secondo me un ruolo importante la giocano sia la storia che gli esempi avuti in quel reparto. Baggio, Pirlo, Del Piero, Totti: hanno tutti attirato l’attenzione dei giovani. È un ruolo che affascina e accende la fantasia di ognuno". Paganin offre invece un'altra lettura: "Il calcio si è evoluto. Mentre prima il difensore doveva soltanto marcare, ora tutte le caratteristiche vanno ad appiattirsi, gli allenatori richiedono più aspetti. In questo momento c’è necessità, ad esempio, che il centrale sia bravo con i piedi e sappia impostare l’azione dal basso. Non viene più ricercata la marcatura pura, fondamentale nel quale i difensori italiani erano i migliori al Mondo. Ora si cerca più la duttilità che la specificità, e ciò penalizza la nostra storia".
Infine, ecco il pensiero di Ghisoni: “Abbiamo pochissima pazienza nel perdonare errori difensivi ai giocatori italiani. Magari non sanno impostare come altri, tolto Calafiori che è un “sopravvissuto” (come dicevamo in altri interventi), a livello psicologico gioca proprio con la testa libera da qualsiasi pensiero. Purtroppo nelle valutazioni di oggi si dà troppa importanza a ciò che fa il difensore in fase offensiva: se salta di testa e segna, se comunque crea un’opportunità ecc… Un difensore non deve segnare, ma saper innanzitutto difendere. Tendiamo sempre a svalutare gli italiani, cito un esempio semplice: per me acquistare Emerson Royal per sostituire Calabria è un'operazione (e un ragionamento) che non ha alcun senso".