In Italia non siamo ancora attrezzati per riconoscere il talento dalle origini
Tra poco più di un mese inizieremo un percorso Europeo che partirà con l'Under 17, passando per l'Under 19 e che terminerà con la Nazionale maggiore a metà luglio (speriamo). Nel frattempo chi ci segue sa che i nostri occhi sono vigili ed attenti anche sulle altre selezioni, fin dall'Under 15, perché l'esperienza di vestire azzurro e rappresentare la propria Nazione arricchisce di esperienze e forma i ragazzi come poco altro. Purtroppo però si tratta di un privilegio difficile da ottenere, nonostante i meriti sportivi.
L'Italia ha sempre vantato grandi successi sia con la Nazionale maggiore che con le varie selezioni giovanili, ma nonostante ciò siamo abituati ad una corrente di pensiero che ci vede sempre un gradino dietro alle altre per la gestione dei giovani e la valorizzazione dei talenti. È vero, basta guardare un big match di Serie A e poi confrontarlo con un altro di Premier League, Bundesliga o Liga, per rendersi conto che i prodotti del vivaio, da noi, tendono a scarseggiare. Senza però entrare in macro argomenti su cui si potrebbero scrivere libri interi, vogliamo soffermarci e focalizzarci su una situazione nello specifico: i criteri di selezione delle Nazionali giovanili.
Per farlo ci sembra corretto partire dalla punta dell'iceberg, la Nazionale maggiore. Il 14 giugno inizieranno gli Europei e l'Italia dopo il trionfo nel 2021 dovrà difendere il titolo di campione in carica. Facciamo un passo indietro e torniamo all'11 luglio 2021, giorno della finale Italia-Inghilterra che ci ha visti sul tetto d'Europa dopo i calci di rigore. Soffermandoci soltanto sulla rosa titolare di quella che è stata la partita più importante giocata dagli Azzurri nell'ultimo decennio.
Su undici giocatori soltanto in tre possono vantare un percorso netto nelle fila azzurre: Donnarumma, Chiellini e Barella sono infatti stati convocati dall'Under 15 fino alla Nazionale maggiore. Il "problema" sorge quando andiamo a guardare il patentino azzurro degli altri protagonisti e ci rendiamo conto che nessuno di loro ha mai ricevuto una convocazione in Nazionale prima dell'U19, come per Verratti e Chiesa (solo 76 minuti in 3 presenze), o addirittura prima dell'Under 20, come per Di Lorenzo, Insigne e Immobile. Spicca poi il nome di Bonucci, mai convocato con nessuna selezione giovanile della Nazionale.
Questa situazione potrebbe verificarsi in modo particolarmente simile anche con gli Europei di quest'estate. Non abbiamo una formazione titolare da analizzare, ma possiamo ipotizzare almeno i papabili convocati dal CT Spalletti. Partiamo dalla porta, dove per un Donnarumma che ha vestito azzurro fin da piccolissimo, troviamo anche un Vicario, titolare in Premier League ed etichettato come uno dei migliori portieri nell'intero panorama europeo: per lui zero presenze nelle selezioni giovanili.
Passiamo alla difesa: quasi certo di una maglia da titolare è Francesco Acerbi, per lui la prima partita in Azzurro è arrivata a 26 anni. Tra i compagni di reparto, non certi di una maglia spiccano i nomi di Di Lorenzo, Mancini e Cambiaso: soltanto il primo ha esordito in Under 20, per gli altri due la prima maglia con la Nazionale è stata quella dell'Under 21. Se a centrocampo sarà quasi certa la presenza di un altro Azzurrino fin dalle origini come Barella, vicino a lui i nomi sono diversi, tra questi potrebbero esserci il capitano della Roma, Lorenzo Pellegrini e l'eterno Giacomo Bonaventura, entrambi nel giro della Nazionale solo dopo essere diventati maggiorenni.
Chiudiamo con il reparto offensivo, l'incognita più grande per tutti i tifosi italiani e per Spalletti stesso, ancora alla ricerca di certezze sul centravanti e chi lo supporterà. I nomi in questo caso sono tanti, tra i "reduci" dell'Europeo 2021 c'è ovviamente Chiesa, di cui già abbiamo citato sopra le esperienze azzurre e ci sarebbe stato certamente Berardi senza l'infortunio che lo terrà fuori per tutto il 2024, anche lui arrivato in nazionale solo a 18 anni. Chiudiamo questa lista con il miglior marcatore italiano di questa serie A, Orsolini, che ha dovuto aspettare quasi il compimento dei 20 anni prima di ottenere una convocazione in Under 20 e con uno dei migliori giocatori dello scorso campionato, Zaccagni, altro ragazzo mai preso in considerazione dalle selezioni giovanili.
Questo elenco di giocatori rappresenta soltanto la punta di un iceberg molto più grande, e trascina con sè un problema di fondo che a noi sta particolarmente a cuore. Il talento va coltivato, coccolato, osservato e soprattutto va seguito con costanza e dedizione. Siamo arrivati ad uno sviluppo tecnologico tale che ci permette di avere a disposizione video, analisi tattiche e statistiche di tutti i giocatori fin dai primi anni di agonistica. I club professionistici fanno a spallate per assicurarsi alcuni giocatori fin dalla scuola calcio, eppure a livello di selezione nazionale la sensazione è quella di essere rimasti indietro di decenni.
Non vogliamo cadere in qualunquismi da bar, perché ci rendiamo conto che individuare un talento a quattordici anni con la reale prospettiva che possa esserlo anche a distanza di dieci anni è assolutamente un compito complesso, esistono però numerose sfumature nel mezzo. Qualcosa va certamente cambiata nei criteri di selezione e nel monitoraggio dei ragazzi nell'arco della stagione. Troppo spesso viene privilegiato il "gruppo", portando avanti ragazzi al netto dei meriti sportivi o di dati reali tratti dalle prestazioni in campo nell'arco della stagione. Il monitoraggio dovrebbe essere costante e ad ampio raggio, soprattutto nei primi anni di agonistica.
Non a caso per le categorie Under 15 ed Under 16 non esistono Europei o Mondiali, ma soltanto alcuni tornei organizzati su invito. Questo consente alle Federazioni di poter testare i ragazzi in vista dei primi veri impegni internazionali che affronteranno in Under 17. Giunti a questa categoria il talento di un giocatore ha assunto già connotati ben precisi, in alcuni casi straordinari addirittura si parla di giocatori pronti per competere nei migliori palcoscenici mondiali (Yamal e Cubarsi, entrambi classe 2007, titolari con Barcellona e Spagna ne sono l'esempio più recente). Eppure, mentre in una Nazione diretta concorrente come la Spagna un diciassettenne viene preso in considerazione dalla Nazionale maggiore, da noi sembra complesso riuscire a portare un ragazzo convocato in Under 17 ad una convocazione anche solo futura in nazionale maggiore.
Forse i successi ottenuti con la Nazionale in ambito giovanile devono essere un doppio monito, perché se è vero che il talento in Italia c'è e spesso sono i club a non concedere possibilità ai ragazzi, è anche vero che le selezioni giovanili dovrebbero formare i calciatori in funzione del loro sviluppo e di garantire risorse per la Nazionale maggiore, non con l'obiettivo unico di vincere trofei giovanili. Il discorso è simile ad altri già affrontati in passato da noi di LGI: coltivare il talento e riconoscerlo non vuol dire per forza puntare su giocatori pronti a quattordici, quindici o sedici anni, ma vuol dire saper portare avanti chi sarà pronto per fare la differenza con "i grandi".
Qualcosa va cambiato nel nostro sistema, la discontinuità di risultati della nostra Nazionale è la dimostrazione di un'instabilità a livello progettuale che parte da lontano, dalle basi. Fortunatamente siamo una nazione dove il talento non manca e le risorse per riconoscerlo e coltivarlo ci sono, vanno soltanto sfruttate nel modo corretto. Noi de La Giovane Italia, nel nostro piccolo, cerchiamo di fornire un aiuto anche in questa direzione: siamo partiti più di dieci anni fa nel farlo, con il nostro Almanacco LGI nel 2011 e lo stiamo facendo tutt'ora integrando il nostro lavoro con immagini, video e tanto altro. Ora serve che il nostro movimento prenda una direzione nuova, al passo con i tempi, imparando a riconoscere il talento fin dalle sue origini.