Frattesi, Pagano e non solo. In Italia non diamo tempo e modo ai ragazzi di dimostrare il proprio talento
Durante la settimana appena trascorsa, il nostro direttore Paolo Ghisoni è stato ospite a Maracanà (consueto appuntamento di TMW Radio) per approfondire alcune tematiche relative al calcio italiano.
In studio con Marco Piccari e Stefano Impallomeni, si è partiti da un dato ben preciso: nel nostro campionato, il 68% dei giocatori sono stranieri. Un numero incredibile, soprattutto se paragonato a quello degli altri Paesi, da cui è nato un nuovo spunto, questa volta arrivato da un ospite della trasmissione. Il giornalista Andrea Piervincenzi ha affermato, infatti, di come la meritocrazia debba venire comunque prima di tutto: "Parlavamo di Roma poco fa. Ad esempio, se Pagano dimostra di essere più bravo di un acquisto come Aouar, è giusto che giochi lui". Da qui, però, l'intervento del nostro direttore: "Quante partite concediamo a Pagano per dimostrare che è migliore di Aouar? Quanto tempo è stato dato a Frattesi per far vedere a tutti che era di un altro livello rispetto a Villar? Non prendiamoci in giro! Nelle grandi squadre è difficile prendere il posto dei titolari? Stefano (Impallomeni, ndr) ha fatto la Primavera a Roma, a quel tempo i tifosi speravano che gli 'Impallomeni italiani' arrivassero in Prima Squadra. Il cambio di rotta è avvenuto quando Luis Enrique, in una partita europea, fece giocare Verre, Caprari tenendo fuori De Rossi e Totti, ricevendo il dissenso del pubblico. È lì l’inversione culturale! Il Torino ha sempre fatto lo stesso ragionamento, ora è cambiato totalmente. Io in Italia non vedo più una tifoseria o una dirigenza che crede e punta fortemente su questo aspetto. Lo ha fatto il Cesena, in C, mettendo costantemente in campo 6 Under".
"I ragazzi italiani, presenti anche in questa Nazionale, hanno poca esperienza internazionale, dovuta al 'misero' utilizzo dei club nelle diverse competizioni - ha continuato Ghisoni nel suo intervento - Mi ha fatto ridere la campagna Calcio is back, con 5 squadre italiane qualificate alla Champions ma che insieme non raggiungevano probabilmente 11 titolari italiani. Ritornando al discorso sui calciatori stranieri, è evidente come in Serie A arrivino giocatori di medio-basso livello. Una volta i profili più forti erano tutti da noi e facevano la differenza, ora invece arrivano quelli medi e il loro livello si eleva giocando insieme ai nostri".