Finale al Mondiale U20, vittoria degli Europei U19 nel 2023: sono da considerare veramente dei successi?
Siamo reduci da alcuni anni in cui le nostre Nazionali Under hanno ottenuto dei buoni risultati. Basti pensare alla vittoria degli Europei Under 17 (conquistata a fine maggio) e Under 19 nella scorsa edizione, con una preziosa semifinale raggiunta anche quest'anno, oltre al titolo di vice campioni del Mondo con l'Under 20. Eppure, c'è una domanda che ci poniamo e che rivolgiamo alla vostra attenzione: perchè, nonostante questi importanti traguardi, i nostri ragazzi fanno fatica a emergere nei migliori campionati?
L'aspetto che viene maggiormente evidenziato da questa analisi è che nel nostro sistema si fatica ad abbreviare il percorso dei giovani. Portiamo degli esempi validi, che conoscete molto bene: Yamal, classe '07, ha vinto un Europeo (con la Nazionale maggiore, non Under) da protagonista, Zaïre-Emery a 18 anni ha già più di 70 presenze con il Paris Saint Germain (di cui 14 in Champions League) ed è stato inoltre convocato da Deschamps per l'ultimo torneo continentale. In Italia, è evidente, non esistono profili di questo tipo.
Ma in particolar modo, ciò che sorprende è vedere quanto sia bassa la percentuale di giovani impiegati realmente nelle massime categorie. Analizzando la rosa dell'Italia Under 20, arrivata (come detto) ad un passo dalla vittoria del Mondiale, scopriamo che soltanto 6 giocatori su 20 hanno militato nei "primi campionati" europei durante la stagione 2023/2024: Zanotti (Lugano), Pafundi (Losanna), Casadei (Leicester e Chelsea), Baldanzi (Empoli e Roma), Lipani (Sassuolo) e Prati (Cagliari). Gli altri, e quindi parliamo del 70%, ha preso parte a Serie B e Serie C.
Procediamo con la nostra analisi, prendendo in esame l'ultima squadra di Corradi agli Europei Under 19. Oltre a Lipani e Pafundi citati poco fa, solo Chiarodia e Bartesaghi hanno trovato discreto spazio (se così possiamo dire...) con la Prima Squadra. Fatta eccezione poi per Anghelè, impiegato in Serie C con la Juve Next Gen, i restanti hanno collezionato quasi tutte le presenze nel campionato Primavera, che sappiamo bene non è paragonabile al "calcio vero" che meriterebbe, invece, un ragazzo a quest'età. E quali sono gli ostacoli che lo impediscono? Ve ne citiamo alcuni: la presenza del 68% di stranieri in Serie A, la mancanza di fiducia nei giovani delle proprie Under (a cui non viene dato tempo, nè modo, di sbagliare) e il coraggio di intervenire, a livello di sistema, con misure drastiche pur essendo una Nazione con un'ottima base.
Chiudiamo con un ultimo, importante, aspetto da sottolineare. Abbiamo menzionato i giocatori, seppur pochi, che hanno partecipato l'anno scorso alle massime divisioni. Non è scontato, secondo noi, che questa fiducia sia stata data nel 50% dei casi da club stranieri: vedi le due squadre svizzere con Pafundi e Zanotti, così come Casadei volato in Inghilterra oppure Chiarodia nella sua esperienza in Germania. Molte volte ci soffermiamo sul talento italiano che lascia il Paese (quali Reggiani, Sardo, Della Rovere e tanto altri), dando un'accezione negativa a questa situazione. In realtà, gli aspetti positivi sono numerosi: in primis la fiducia e il coraggio (che a noi manca) di mandare in campo i ragazzi, alcuni ancor prima di aver compiuto la maggiore età. Il difensore del Borussia Mönchengladbach, ad esempio, ha debuttato in Bundesliga nel 2022 contro il Friburgo a soli 17 anni e 285 giorni.
I dati che vi abbiamo presentato sono a dir poco sconcertanti, ma servono per rappresentare correttamente l'attuale situazione in Italia. Siamo come un bel tappeto, sotto al quale viene nascosta tutta la polvere. Questo è ciò che accade a livello giovanile: celebriamo i risultati ottenuti, senza però approfondire (nel dettaglio) ciò che vi è dietro.