Da sopportati a supportati: il vento è cambiato in casa Atalanta
Il Centro Sportivo Bortolotti di Zingonia è stato il palcoscenico ideale per l'incontro tra La Giovane Italia e l'Atalanta, evento al quale hanno preso parte numerosi ragazzi interessati, provenienti da diverse zone della "bergamasca". Due ore intense, vissute inizialmente insieme a Federico Buffa e Roberto Samaden, mentre la seconda parte è stata completamente dedicata al nostro progetto, con la presentazione del direttore Paolo Ghisoni e gli interventi di Luca Pellegrini e Matteo Vigliotti sulle proprie esperienze, in ambito telecronache, con LGI.
Dopo ben 33 anni in casa Inter, dove ha iniziato come allenatore nel 1990 fino ad arrivare a diventare responsabile di tutto il settore giovanile nerazzurro, Roberto Samaden è ormai da alcuni mesi la figura di riferimento (sempre in ambito giovanile) dell'Atalanta. Un "innesto" importante, come evidenziato innanzitutto dagli ottimi risultati ottenuti a Milano. "Io faccio questo lavoro perchè non ho mai pensato di farlo - ha esordito Samaden nella sua personalissima riflessione - Ho avuto la fortuna di avere una famiglia che mi ha costretto e indotto a studiare e laurearmi. Ci sono state tante persone che mi hanno dato delle opportunità, e sono stato bravo anche io a prenderle, ma se io avessi pensato di iniziare a lavorare nel calcio non appena mi sono laureato, non sarei mai riuscito nel mio intento. Pensare invece a un'altra strada, ma nel frattempo coltivare una passione, mi ha permesso di farlo diventare un lavoro senza che me ne accorgessi. Allenavo e pensavo di far altro, poi invece ho realizzato il mio sogno".
Insieme a lui, come detto, Federico Buffa e un ospite particolare, che è rimasto "alle spalle" dei due relatori per tutta la durata dell'intervento. Stiamo parlando di Mino Favini, calciatore dell'Atalanta dal 1960 al 1962 ma soprattutto figura storica del settore giovanile della Dea, che sotto la sua gestione è cresciuto in maniera esponenziale, tanto da diventare un modello da seguire. La foto presente sullo schermo fa chiaramente riferimento alla prefazione che scrisse in occasione di una delle edizioni dell'Almanacco: ulteriore dimostrazione di quanto tenesse alle nostre attività e, soprattutto, allo sviluppo del calcio giovanile.
"Mino Favini ha sempre voluto che si dedicasse grande attenzione ai giovani: era convinto che solo così avremmo potuto tirare fuori il massimo da loro - lo ha ricordato Samaden durante il Workshop - Vi racconto un aneddoto, una scena che mi è rimasta impressa per tutta la vita. Dobbiamo andare un po' indietro nel tempo, circa 20 anni fa: quarti di finale scudetto tra Inter e Atalanta, categoria Under 15. L'Atalanta aveva in rosa un giocatore formidabile, ma quel giorno contro di noi non era tra i convocati. Chiesi a Favini, per curiosità, il motivo dell'indisponibilità del ragazzo, pensando ovviamente a un infortunio. E invece lui mi sorprese, dicendomi che non avrebbe giocato la partita (e nemmeno quella successiva) a causa di alcuni comportamenti scorretti. L'Inter vinse sia quella gara che (successivamente) il campionato di categoria, ma il messaggio che riuscì a dare a tutto l'ambiente fu impressionante: non c'è cosa più importante dell'atteggiamento".
Due ore di racconti, esperienze e aneddoti che non dimenticheremo facilmente. Il ringraziamento va innanzitutto all'Atalanta, che ha deciso finalmente di ospitarci al proprio centro sportivo, con l'intento di promuovere la nostra attività e far conoscere, soprattutto ai giovani (considerata la "linea verde" del pubblico), cosa significhi lavorare per La Giovane Italia. Merito delle nuove figure presenti all'interno della dirigenza del settore giovanile nerazzurro, che ci hanno accolto con educazione, rispetto e grande disponibilità.
Il vento è cambiato in casa Atalanta: da "sopportati a supportati", certi che nei prossimi mesi potremo realizzare insieme al club altre iniziative interessanti, con l'obiettivo di valorizzare (come sempre facciamo) il calcio giovanile italiano.