Matteo Mavilla: giovani e risultati all’Alcione Milano
Matteo Mavilla è il Direttore Sportivo dell’Alcione Milano, squadra neopromossa in Serie D, che milita nel Girone D con obiettivi chiari: far giocare i giovani e al contempo ottenere risultati. Ad oggi il lavoro è di pregio: mix di freschezza ed esperienza qualitativa, senza mai schierare un giocatore oltre il 1994. A garantire per Matteo Mavilla ci sono le esperienze con il Fenegrò, il Legnano (2° posto dietro alla Pro Sesto nel 2019/2020) e poi la promozione in Serie C con il Seregno durante la scorsa stagione, prima di lasciare il progetto per divergenza di vedute. Obiettivi che oggi, invece, collimano perfettamente con quelli dell’Alcione Milano.
“La nostra è una squadra giovane, con cui vogliamo lavorare e crescere nel tempo” è una tua recente dichiarazione. Che ruolo rivestono i giovani calciatori italiani nella prospettiva dell’Alcione?
La rosa della nostra Prima Squadra ha un’età media, bassa. Abbiamo scelto ragazzi giovani che a nostro avviso hanno qualità importanti su cui poter lavorare nel tempo. I giovani tendenzialmente hanno entusiasmo e lavorano sempre forte, sono ricettivi ed hanno ampi margini di miglioramento. La gestione di alcuni momenti è più delicata, ma siamo una squadra formata da ragazzi con valori morali importanti. Questa è la nostra politica societaria, non dimenticando che essere giovani non significa non essere ambiziosi. Stiamo provando a costruire un qualcosa di vincente attraverso il lavoro quotidiano.
Tucci: classe 2004 con 9 presenze e un gol in questo campionato. Femminò: classe 2004 aggregato in Prima Squadra con esordio in Coppa Italia. Sono risultati che arrivano grazie ad una buona integrazione tra Prima squadra e giovanili, come si gestisce questo rapporto?
Questi risultati sono merito del lavoro fatto dagli allenatori e dallo scouting della Società negli anni precedenti. Al mio arrivo, quest’estate, con il mister Cusatis abbiamo chiesto di aggregare al ritiro della Prima Squadra 4/5 ragazzi del 2004 (quindi sotto età rispetto alla regola vigente dei 2003). Tucci e Femminò si sono messi a disposizione e hanno imparato velocemente. A parte le qualità tecniche e fisiche che ovviamente sono necessarie, si capisce che sono all’altezza della situazione perché sono benvoluti e accettati dal gruppo dei più grandi. Questo significa che hanno gli atteggiamenti giusti.
Oltre a loro, altri ragazzi classe 2004 della nostra Juniores Nazionale si alternano settimanalmente per allenarsi in Prima Squadra, così come giovani 2005 dei nostri Allievi Èlite che aggreghiamo a seconda delle necessità. Ci vuole sinergia societaria tra dirigenti e allenatori per raggiungere obiettivi comuni.
Proprio le vostre giovanili sono una realtà ben più che solida. A tuo avviso come deve lavorare un settore giovanile?
Deve lavorare con l’obiettivo di creare giocatori da portare in prima squadra. I ragazzi devono sviluppare un bagaglio tecnico, morale e comportamentale adeguato. Bisogna lavorare sulla tecnica, sull’organizzazione di gioco, sull’educazione e il rispetto. Man mano che i ragazzi crescono e scalano le categorie giovanili va fatta capire anche l’importanza del risultato, ma non bisogna riconoscersi solamente in quello. Naturalmente non tutti i ragazzi diventeranno calciatori di alto livello, magari per limiti tecnici o fisici, ma devono diventare uomini che sappiano stare in un gruppo, avere rispetto per sé stessi e per gli altri, conoscere l’importanza del sacrificio e del lavoro.
Durante le vostre partite non si sentono mai parolacce (o peggio) provenienti da panchina e giocatori. È una casualità o un’impostazione per ricercare uno "Stile Alcione"?
Gli allenatori devono essere un esempio, rappresentano la Società e devono lavorare per la Società, non per sé stessi. Sono il riferimento dei ragazzi. L’educazione e il rispetto penso che siano alla base dello “Stile Alcione”, così come la voglia di competere e primeggiare, che sono alla base dello sport in generale. Comunque sia, facciamo tutto questo per raggiungere i migliori risultati guardando avanti e non indietro.