Il Cittadella di mister Checchini... sotto la nostra lente di ingrandimento
Cambio di modulo per il Cittadella. Dopo tre partite disputate con il classico 3-5-2, mister Checchini "stravolge" completamente la squadra, schierando un 4-3-3 molto particolare durante i primi 40 minuti di gara.
Pedina fondamentale dal punto di vista tattico è il numero 10, Mattia Calderaro, centrocampista di ottima visione e senso di gioco. Mediano dal baricentro basso, che ad ogni rimessa dal fondo del portiere si schiera quasi in linea difensiva per prendere il pallone e decidere se "distribuirlo" al terzino, giocarla a uno dei due centrali o provare la verticalizzazione rasoterra, più volte riuscita grazie al movimento della punta, Veronese. Uno dei due terzini (dipende da che lato del campo inizia l’azione) rimane molto alto e largo in fase di costruzione, toccando la linea laterale del campo con i piedi, con l’esterno offensivo che "stringe" leggermente.
Obiettivo ben dichiarato: non buttare mai via il pallone. Ognuno dei giocatori presenti sul terreno di gioco svolge movimenti prestabiliti, con la finalità di riuscire ad ottenere la superiorità numerica, creando fitte reti di passaggi senza aver mai paura di osare in fase di possesso, anche "sollecitando" l’estremo difensore all'utilizzo dei piedi. Il numero uno veneto è considerato l’uomo aggiunto nella propria metà campo: un concetto moderno, che ha l'intento di attirare la pressione avversaria, così da innescare l’uomo libero che si va a creare.
Gli altri due centrocampisti si schierano, sempre in fase di possesso, a "triangolo", considerando come vertice il mediano in maglia numero 10. Sono in continuo movimento per creare spazi e per cercare, allo stesso tempo, di ricevere palla e servirla ai terzini allargando il gioco, tornare indietro se si è bloccati o addirittura provare (se vi è la possibilità) a verticalizzare velocemente, ricercando la profondità.
La punta si sacrifica molto, quando c’è occasione si fa vedere in mezzo ai due centrocampisti con continui contro-movimenti per creare nuove alternative, facendo sponde o allargando il gioco agli esterni.
Quando la sfera, invece, è in controllo della squadra avversaria, gli undici di Davide Checchini avanzano immediatamente, esercitando un pressing asfissiante che non permette la maggior parte delle volte un gioco pulito e preciso. Un po' come accaduto nella partita di sabato scorso contro il Lecco.
Passaggi mirati e decisi, nessuna paura di sbagliare e soprattutto tanto movimento senza palla, cercando solo in occasioni di pericolo e indecisione “la scommessa” del rinvio lungo.